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Malattia e Prevenzione: Il cammino della ricerca
   
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  Il cammino della ricerca

Testo tratto dal libro del Prof. Massimo Lopez “Cancro. Conoscerlo per imparare a sconfiggerlo” Società Editrice Universo, Roma 2003 – 2007

“Non esiste tumore che possa essere trattato così bene da immaginare che non sia necessario alcun ulteriore miglioramento terapeutico.
La ricerca, pertanto, è di estrema importanza. In oncologia, essa è stata perseguita lungo due direttive principali: la ricerca di laboratorio o di base e la ricerca clinica. La prima, grazie anche all’impiego di apparecchiature sofisticate ed automatizzate, va avanti a passo veloce e, di recente, ha consentito di individuare numerosi nuovi obiettivi da sviluppare nell’ambito della ricerca clinica. Questa, invece, procede a passi piuttosto lenti. […]
Basti pensare che da quando un farmaco dotato di attività clinica viene inizialmente studiato a quando viene registrato e posto in commercio, passano in media circa 10 anni. Eppure, negli ultimi decenni, i progressi nella terapia del cancro sono stati continui ed hanno notevolmente aumentato le percentuali di sopravvivenza relativa a 5 anni, cioè le percentuali di sopravvivenza nei pazienti neoplastici a 5 anni dopo la diagnosi confrontate con la sopravvivenza della popolazione generale di uguale età e sesso senza cancro. Con l’applicazione delle tecniche chirurgiche e radioterapiche iniziali, la sopravvivenza a 5 anni era del 25% negli anni trenta e raggiunse il 33% negli anni cinquanta.
Questo miglioramento fu dovuto quasi del tutto al perfezionamento delle tecniche chirurgiche ed a progressi nella terapia di supporto. La disponibilità di apparecchiature per la cobaltoterapia nel 1953 e di acceleratori lineari nel 1957, offrì l’opportunità di curare meglio alcune forme di tumori localizzati, portando la sopravvivenza al 39% verso la fine degli anni sessanta.
Tuttavia, dopo terapie locali quali la chirurgia e la radioterapia, molti pazienti andavano incontro a ricaduta locale della neoplasia o sviluppavano metastasi a distanza, né si riuscì a migliorare i risultati ricorrendo ad interventi chirurgici più estesi, superradicali. Questa constatazione, unitamente a nuove informazioni sulla biologia dei tumori, indussero a ritenere che molti tumori costituivano, in realtà, una malattia sistemica fin dall’inizio, il cui controllo poteva meglio essere ottenuto con una terapia sistemica, quale la chemioterapia.
Agli inizi degli anni cinquanta si disponeva già di farmaci singolarmente attivi in varie neoplasie,ma il beneficio complessivo ottenibile era di scarso rilievo e non lasciava prevedere che i tumori potessero essere guariti dalla chemioterapia. Fortunatamente, invece, con lo sviluppo della terapia medica negli anni settanta, si poté influire efficacemente sul decorso di varie neoplasie, tanto da registrare un netto miglioramento della sopravvivenza a partire dai primi anni settanta, raggiungendo il 50% verso la metà degli anni settanta. Successivamente, è stato possibile ottenere un ulteriore incremento della sopravvivenza fino a circa il 65% riportato all’inizio di questo secolo.
Sebbene questo miglioramento sia in parte dovuto ad una diagnosi più precoce, esso può essere sostanzialmente attribuito ad un ulteriore perfezionamento delle tecniche di radioterapia ed alla rapida diffusione dell’uso della chemioterapia da sola o associata alla chirurgia ed alla radioterapia in trattamenti integrati. In particolare, il contributo della chemioterapia può essere evidenziato in ogni fase della malattia neoplastica. Oggi, sono guaribili con la sola chemioterapia anche vari tumori già in fase avanzata al momento della diagnosi. Complessivamente, queste neoplasie costituiscono circa il 15% di tutti i tumori, una percentuale solo apparentemente bassa, il cui significato si apprezza meglio se si considera la giovane età media alla diagnosi dei pazienti che maggiormente traggono beneficio dalla chemioterapia. […] Lo sviluppo dell’oncologia molecolare, ha reso possibile la terapia molecolare dei tumori, i cui benefici risultati sono già apprezzabili in varie neoplasie.
I notevoli progressi registrati nell’analisi molecolare del cancro hanno comportato anche importanti variazioni nell’acquisizione di nuovi farmaci antitumorali. […] Oggi, gli avanzamenti tecnologici consentono la sintesi rapida di un gran numero di composti che vengono conservati in quelle che sono chiamate le librerie di farmaci antitumorali. […]
Seguendo questo percorso, è stato già possibile personalizzare i trattamenti in diversi tumori. La prevenzione primaria, tuttavia, resta la modalità più importante per ridurre drasticamente (fino al 40%) le morti per cancro e, in particolare, l’obiettivo più importante continua ad essere il controllo del tabacco e dell’obesità. Lo screening e la diagnosi precoce continuano ad avere il loro valore insostituibile peri tumori della cervice uterina, della mammella, della prostata, del colon-retto e per il melanoma.
È anche possibile che un contributo nel ridurre la mortalità per cancro possa derivare da un più vasto e appropriato uso della chemioprevenzione. Intensa è la ricerca sulla prevenzione dei tumori mediante vaccini. L’approvazione recente del Gardasil, un vaccino quadrivalente per la prevenzione del carcinoma della cervice uterina attivo per via intramuscolare, ne è un esempio. Questo vaccino è prodotto partendo da una proteina, denominata L1, dei virus HPV tipi 6, 11, 16, e 18, ed è in grado di prevenire il 70% dei tumori cervicali.
Un altro vaccino, Cervarix, ugualmente efficace, è in fase di approvazione. Sono, però, in corso studi per la produzione di un vaccino basato su un’altra proteina virale, denominata L2, che può offrire protezione contro vari tipi di HPV risultando efficace in una più elevata percentuale di donne, considerato che il 30% dei tumori cervicali sono causati da HPV diversi dai tipi 16 e 18, nei confronti dei quali sono attivi i vaccini basati sulla proteina L1.
Ma c’è anche di più. Altri studi mirano a produrre un vaccino attivo per via orale che avrebbe il grande vantaggio di essere poco costoso e molto più pratico. Complessivamente, le prospettive della ricerca sembrano incoraggianti. […]
Si può guardare ottimisticamente anche più lontano, ma bisognerebbe investire di più nella ricerca e, comunque, evitare di ridurre ulteriormente i fondi finora messi a disposizione. La ricerca costa e molto costa anche lo sviluppo di farmaci antitumorali. Ma non può esserci futuro senza ricerca. Attualmente, il cancro è diventato uno dei problemi di sanità pubblica più rilevanti, pur essendo partito da una posizione di importanza minore.
Se si investe in ricerca, nell’arco di 30-50 anni esso riacquisterà la posizione iniziale di scarso rilievo. Ciò si è verificato per i più grandi flagelli del genere umano e si verificherà anche per il cancro.”

Raccomandazioni dell’American Cancer Society sull’uso del vaccino anti-HPV per prevenire il cancro della cervice uterina

  • La vaccinazione routinaria anti-HPV è raccomandata in tutte le donne di età compresa tra 11 e 12 anni.
  • La vaccinazione può essere effettuata anche in ragazza di nove anni.
  • La vaccinazione è raccomandata anche in donne di età tra i 13 e i 18 anni per recuperare vaccino non somministrato o completare la serie di 3 dosi necessarie.
  • I dati relativi alla opportunità di vaccinare donne di età tra i 19 e i 26 anni sono insufficienti. La decisione va presa dopo aver valutato il rischio di precedenti esposizioni al virus ed il potenziale beneficio ottenibile dalla vaccinazione. Idealmente, il vaccino dovrebbe essere somministrato prima di un’eventuale esposizione dei genitali all’HPV attraverso i rapporti sessuali poiché il potenziale beneficio è probabile che diminuisca con l’aumentare del numero dei partner sessuali nel corso della vita.
  • La vaccinazione non è attualmente raccomandata in donne di età superiore a 26 anni o nei maschi.
  • Lo screening mediante Pap-test deve continuare ad essere fatto nelle donne vaccinate poiché il vaccino protegge solo contro alcuni tipi di HPV, causa di circa il 70% dei tumori della cervice uterina.

I testi sono tratti dal libro del Prof. Massimo Lopez “Cancro. Conoscerlo per imparare a sconfiggerlo” Società Editrice Universo, Roma 2003 – 2007
Si ringrazia il Prof. Lopez, Direttore Divisione di Oncologia Medica B, Istituto Regina Elena di Roma, per la gentile concessione dei
contenuti.




 
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